Il ruolo della terapia occupazionale nell'Alzheimer

La terapia occupazionale per l'Alzheimer è un intervento riabilitativo che permette di migliorare la qualità della vita del malato e di ridurre l'onere assistenziale per il caregiver.

Affianca paziente e famiglie nel loro ambiente di vita, fornendo strumenti e soluzioni per fronteggiare questa patologia neurodegenerativa, progressiva e purtroppo incurabile, e le sue conseguenze. Più in dettaglio, coinvolge il malato in attività per lui significative, aiutandolo a mantenere il massimo grado di autonomia, pur nella disabilità, e suggerisce al caregiver le migliori strategie per dedicarsi efficacemente all'assistenza senza esserne sopraffatto.

Che cos’è la terapia occupazionale
La terapia occupazionale (TO) è una disciplina sanitaria della riabilitazione che promuove la salute e il benessere attraverso l'occupazione. Il termine “occupazione” fa riferimento alle tante attività quotidiane che sono significative per il paziente (come alzarsi dal letto, lavarsi, cucinare, lavorare, uscire per incontrare gli amici) e che malattia e disabilità possono rendere difficili da svolgere.

L’obiettivo principale è mettere le persone nella condizione di mantenere il più alto grado di autonomiapossibile e aiutarle ad adattarsi alle conseguenze fisiche, psicologiche o sociali della malattia, migliorando, così, la qualità della loro vita.

Il percorso si svolge sotto la guida del terapista occupazionale, un operatore sanitario in possesso di diploma abilitante. È indicato in presenza di molte problematiche, sia fisiche che psichiche, che possono trarre beneficio da un intervento di riabilitazione basato sul fare. Può essere utile in caso di disabilità neuromotorie, per esempio quelle legate a patologie come Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, ictus. È di aiuto anche per preservare la salute degli anziani, favorendone il benessere psico-fisico, l'indipendenza e la partecipazione alla vita sociale.

Questo approccio è efficace anche in caso di patologie reumatiche, come artrosi e artrite, e di problemi di natura ortopedica, come fratture e lesioni a tendini e nervi, oltre a essere di supporto a bambini e ragazzi con disturbi dell'età evolutiva.

In cosa consiste la terapia occupazionale per l'Alzheimer
Uno degli ambiti di applicazione della terapia occupazionale è il sostegno ai malati di Alzheimer, la forma più comune di demenza dopo i 65 anni di età che, solo in Italia, colpisce 700 mila persone. 

Questa malattia cronica distrugge le cellule cerebrali e provoca un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive. I sintomi con cui si manifesta includono perdita di memoria, disorientamento spazio-temporale, disturbi funzionali, problemi comportamentali e cambiamenti di umore che compromettono lo svolgimento delle più semplici attività quotidiane e rendono necessario fornire un'assistenza costante al malato. La ricerca scientifica ha individuato alcune buone abitudini che potrebbero aiutare a proteggere la salute cognitiva, come abbiamo visto nell’articolo dedicato alla possibilità di prevenire l’Alzheimer, ma ad oggi non esiste una cura contro questa patologia.

In questo quadro, la terapia occupazionale rappresenta uno strumento fondamentale per supportare e migliorare la qualità della vita non solo della persona con Alzheimer ma anche dei suoi caregiver, quotidianamente impegnati in un faticoso lavoro di cura e assistenza.

Questo approccio riabilitativo si articola in una serie di sedute domiciliari, integrabili con sessioni a distanzagrazie alle potenzialità della tele-riabilitazione, che coinvolgono in modo sinergico sia il paziente che i suoi familiari. La terapia occupazionale accompagna il malato di Alzheimer nello svolgimento di attività quotidianeper lui importanti, favorendone autostima e soddisfazione personale. Allo stesso tempo, educa e supporta il caregiver nel suo compito, aiutandolo a sviluppare un maggiore senso di competenza, cioè a migliorare la sua capacità di prendersi cura del proprio caro in difficoltà.
Gli obiettivi della terapia occupazionale per l'Alzheimer

Come sottolinea l'A.I.T.O. (Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali), i principali obiettivi della terapia occupazionale per l'Alzheimer includono:
  • accrescere l’autostima e la motivazione del malato;
  • mantenere e migliorare la sua autonomia nella vita quotidiana;
  • promuoverne le relazioni e la partecipazione sociale;
  • stimolarne le abilità funzionali residue;
  • stabilizzare o rallentare l’evoluzione della disabilità;
  • aumentare la sicurezza fisica del paziente;
  • contenere i comportamenti problematici;
  • studiare strategie per gestire e compensare i disturbi cognitivi (attenzione, memoria, abilità di organizzazione);
  • migliorare la comunicazione persona/famiglia/ambiente;
  • formare e educare i caregiver a rapportarsi efficacemente con il familiare con Alzheimer, suggerendo soluzioni per ridurre il carico assistenziale;
  • addestrare all'utilizzo dei diversi ausili di cui il malato può avere bisogno nel quotidiano, per muoversi e svolgere le sue attività.
I benefici della terapia occupazionale per i malati e i loro caregiver
Molti studi e programmi di intervento domiciliare basati sulla terapia occupazionale hanno evidenziato gli effetti benefici di questo approccio sui malati di demenza e sui loro caregiver.

Tra i tanti, il Tailored Activity Program (TAP), un programma di 8 sedute (6 domiciliari e 2 telefoniche) distribuite nell’arco di 4 mesi, sperimentato con uno studio clinico nel 2009. Come sottolinea un articolo del Jefferson Center for Applied Research on Aging and Health, istituto statunitense specializzato in ricerca e formazione su invecchiamento e salute, questo percorso si è mostrato efficace sia nel migliorare la qualità della vita dei malati sia nell'aiutare i caregiver a ridurre la pressione dell'accudimento. Nei pazienti sono stati osservati una diminuzione dei sintomi comportamentali della malattia e un maggiore coinvolgimento nelle attività quotidiane. Nei familiari, invece, la terapia occupazionale ha aumentato la fiducia e la capacità di far fronte alle esigenze di assistenza e di supervisione del proprio caro.

Anche un altro programma di terapia occupazionale per pazienti con demenza, il COTID (Community Occupational Therapy in Dementia), che è stato sperimentato con successo prima in Olanda e poi in Italia, ha evidenziato gli effetti positivi di questo approccio nel migliorare la funzionalità nel quotidiano dei pazienti con demenza lieve e moderata e nel ridurre l'onere assistenziale per il caregiver. 

La terapia occupazionale, come abbiamo detto, si rivolge sia al malato che al caregiver e viene eseguita a domicilio, con sedute in presenza eventualmente abbinate a colloqui a distanza. È possibile che alcuni incontri coinvolgano solo il paziente e altri solo il caregiver, ma l'efficacia di questo approccio deriva proprio dalla partecipazione e dall'impegno di entrambi, che devono camminare insieme verso un obiettivo comune: convivere meglio e più serenamente con la malattia e la disabilità.

Accanto al terapista occupazionale, in genere l'intervento prevede il coinvolgimento di un'équipe multidisciplinare composta da diversi professionisti specializzati nella cura e nell'assistenza del malato, come medici, infermieri, neuropsicologi e fisioterapisti.
Le diverse fasi dell’intervento di terapia occupazionale

Il percorso inizia con un'analisi dei problemi e dei bisogni del nucleo familiare, delle routine quotidiane e dell'ambiente. Viene effettuata una valutazione del paziente, per studiarne il grado di autonomia, le funzioni cognitive (attenzione, linguaggio, abilità visuo-spaziali, capacità di esecuzione di compiti), gli aspetti comportamentali e psicologici, e del caregiver, per approfondire le modalità di comunicazione con il malato, l'organizzazione della giornata, le esigenze e le difficoltà.

Sulla base degli elementi raccolti, il terapista occupazionale elabora un programma riabilitativo personalizzato, propone soluzioni e definisce una serie di attività finalizzate al miglioramento della qualità della vita del malato e all'educazione del caregiver.

Tra i suoi compiti rientrano, per esempio:
  • osservare il paziente a casa e consigliare adattamenti nelle attività quotidiane per renderle più semplici;
  • valutare la sicurezza dell'ambiente domestico e la presenza di ostacoli e barriere; 
  • suggerire modifiche nell'organizzazione degli spazi e l'impiego di ausili per favorire l'autonomia del malato nella vita di tutti i giorni;
  • educare il caregiver alle strategie comunicative più efficaci;
  • consigliare modalità per ridurre il carico assistenziale.
  • Terapia occupazionale: esempi di attività per pazienti e caregiver

Il paziente può essere coinvolto in un'ampia gamma di attività, che devono essere scelte sulla base delle sue capacità, ma anche delle sue inclinazioni, in modo da risultare piacevoli e in grado di stimolare motivazione, autostima e soddisfazione.

Tra le occupazioni possibili rientrano:
  • dedicarsi alle faccende domestiche;
  • cucinare semplici pasti;
  • fare lavoretti di artigianato o bricolage;
  • passeggiare;
  • guardare vecchie fotografie di famiglia;
  • cantare o ascoltare musica;
  • colorare;
  • giocare a carte;
  • fare esercizi muscolari e articolari;
  • incontrare gli amici.
Il caregiver, invece, partecipa ad attività di formazione e training che lo aiutano a migliorare le sue capacità assistenziali e a rendere più gestibile l'impegno di cura. 

In particolare:
  • lavora sulla semplificazione e sull'efficacia della comunicazione con il paziente;
  • impara a fornire brevi istruzioni verbali per guidarlo e incoraggiarlo nell'esecuzione delle attività quotidiane;
  • si esercita ad adottare con lui un tono di voce calmo e a concedergli il tempo necessario per lo svolgimento di un compito, senza mettergli fretta;
  • acquisisce metodi per far fronte ai disturbi del comportamento causati dalla malattia;
  • apprende semplici tecniche di riduzione dello stress.
La combinazione di questi interventi si traduce in un miglioramento della qualità della vita del malato e della sua autonomia e allevia il peso dell'assistenza per il caregiver, fornendogli gli strumenti per una gestione più efficace e meno gravosa del proprio caro.

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