Linee guida su Interventi pratici, ausili e progetti applicabili in Centri Diurni e Residenze Sanitarie Assistenziali.


Linee guida su Interventi pratici, ausili e progetti applicabili in Centri Diurni e Residenze Sanitarie Assistenziali.
Rivolte alla prevenzione, cura e riabilitazione di soggetti non autosufficienti, affetti da malattie e disordini fisici, psichici sia con disabilità temporanee che permanenti, utilizzando attività espressive, manuali - rappresentative e ludiche della vita quotidiana.

INDICE:
  1. Attività;
  2. Ausili;
  3. Progetti.

Dott. Simone Fiscarelli - Terapista Occupazionale

1. ATTIVITA’

Elenco e descrizione delle attività riabilitative di tipo cognitivo, comportamentale, neuromotorio, sociale e ricreative.

Attività Riabilitative di tipo cognitivo

• Terapia delle tre R:

R.O.T. - Reality Orientation Therapy La R.O.T. è uno degli interventi alla persona più diffusamente destinati alla riabilitazione di pazienti affetti da demenza che presentano deficit mnesici, episodi confusionali e disorientamento temporospaziale.

Il principale obiettivo della R.O.T. consiste nel riorientare il paziente, per mezzo di stimolazioni ripetitive multimodali (verbali, visive, scritte e musicali), rispetto alla propria storia personale, al sé, all'ambiente, allo spazio e al tempo. Tale obiettivo può essere perseguito tramite due modalità di intervento fra loro complementari: la R.O.T. informale e la R.O.T. formale (o R.O.T. in classe). La prima (informale) si basa sull’introduzione di facilitazioni temporo-spaziali nell’ambiente di vita del paziente (un esempio consiste nell’avvalersi di particolari calendari) e prevede il coinvolgimento attivo di operatori sanitari e/o familiari. La seconda (formale) consiste in sedute giornaliere condotte all’interno di gruppi formati da 4-6 soggetti, omogenei sul piano della compromissione cognitiva, per circa un'ora al giorno, in un ambiente idoneo, il più possibile simile a quello di una abitazione ed è condotto da personale specializzato.

Life Review Therapy - Terapia della Reminiscenza La Terapia della Reminiscenza consiste in un intervento riabilitativo psicosociale in cui grande importanza assumono “i ricordi”, considerati spunto per stimolare le risorse mnesiche residue e per recuperare esperienze emotivamente piacevoli. Fondandosi sulla naturale propensione dell’anziano a rievocare il proprio passato tale intervento utilizza il ricordo come strumento indispensabile per gettare un ponte tra passato, presente e futuro, al fine di interpretare e vivere meglio la realtà quotidiana. Tale processo si sviluppa potenziando le capacità mnesiche remote, integrando i ricordi passati con quelli recenti e ampliando la memoria recente. La Terapia della Reminiscenza può svolgersi in modo informale (spontaneamente durante gli incontri giornalieri) o inserita nell’ambito di un’attività strutturata, individuale o di gruppo. In quest’ultimo caso i pazienti in una prima fase

vengono incoraggiati a parlare del loro passato, a ricordare e riportare al gruppo esperienze vissute durante l’età adulta e l’infanzia; successivamente, vengono stimolati a verbalizzare i loro problemi attuali e ad ascoltare quelli degli altri favorendo un processo di introspezione e comprensione empatica, così da raggiungere un sempre maggior adattamento al presente ed un miglior livello di socializzazione. L’utilizzo di questa metodica sembra poter significativamente contribuire a prevenire il processo di disintegrazione della personalità, garantendo l’allenamento mentale necessario per l’attività introspettiva, arricchendo i propri ricordi e facilitando gli aspetti relazionali.

Terapia di Rimotivazione Tale Terapia è una tecnica cognitivo-comportamentale il cui scopo consiste nella rivitalizzazione degli interessi per gli stimoli ambientali, nello stimolare gli anziani a relazionarsi con gli altri ed a affrontare e discutere argomenti contingenti della realtà circostante. E’ particolarmente indicata in pazienti demotivati o con sintomi depressivi non gravi e deficit cognitivo lieve in grado di seguire una conversazione. La rimotivazione trova spazio anche nella terapia dei disturbi dell'umore, indipendentemente dalla presenza di deficit cognitivi. Può essere applicata individualmente oppure in piccoli gruppi. Abitualmente viene attuata in brevi sessioni nelle quali un tema d'attualità viene discusso.

• Memory Training Particolarmente indicata per pazienti con deterioramento lieve o anche con smemoratezza benigna dell’anziano, tale tecnica consiste nell’indurre il soggetto ad associare spontaneamente la cosa da ricordare a persone, animali, episodi e momenti appartenenti al proprio vissuto. Essa si basa sull’idea che ogni informazione viene tanto più facilmente appresa quanto più risulta motivata ed affettivamente vissuta. Tale tecnica si attua in due momenti: uno strutturato, costituito dalla seduta di memory training vera e propria, l’altro non strutturato, che accompagna il paziente per il resto della giornata. La durata della terapia è di 60-75 minuti circa, con una frequenza di 2-3 volte la settimana. Il programma prevede l'utilizzo di una serie di materiali capaci di stimolare i vari canali sensoriali per acquisire quelle informazioni che dovranno poi essere richiamate alla memoria.

• Mnemotecniche Consistono nell’insegnamento di particolari tecniche o strategie per rendere il ricordo facilmente accessibile. All’interno di queste ultime è possibile annoverare la Tecnica di Spaced-Retrieval. Essa si concretizza nel recupero di una stessa informazione, per esempio l'associazione nome-faccia, ad intervalli di tempo crescente. Interventi riabilitativi che adottano questa tecnica si sono dimostrati efficaci nell'identificazione di oggetti, nell'associazione nome-faccia, nella collocazione spaziale di oggetti, nonché nella programmazione di attività quotidiane (memoria prospettica) (Backman 1996).

• Training cognitivi carta e matita o computerizzati Sono rivolti a pazienti affetti da demenza lieve. L'intervento si pone come finalità la stimolazione e il rinforzo di funzioni cognitive specifiche. Al paziente vengono proposti esercizi da tavolo con la carta ed esercizi al computer attraverso programmi appositamente creati.

• Terapia basata sull’accettazione della realtà nella quale il paziente è convinto di vivere Terapia di Validazione Viene proposta come terapia di comunicazione in pazienti con demenza che credono di vivere in epoche precedenti della propria vita. Tale terapia si fonda sulle capacità di ascolto del terapista: egli deve cercare di mettersi dal punto di vista dell’anziano, guardando il mondo con i suoi occhi al fine di creare contatti emotivi significativi. Il principale obiettivo non consiste nel riportare il paziente alla realtà attuale, piuttosto nel sintonizzarsi con il suo “mondo interiore” per cercare di comprendere quali sono i sentimenti, le emozioni e i comportamenti che derivano da questo suo rivivere esperienze,

relazioni e conflitti passati. Le finalità di questo metodo perciò si concretizzano nel migliorare la comunicazione verbale e non verbale, chiarire i contrasti non risolti del passato, dare un senso al presente riducendo lo stato di tensione emotiva, restituire al soggetto la sua dignità e dare un senso alla sua vita. Tale terapia può essere attuata singolarmente o in gruppo (5 o 10 partecipanti).

Attività Riabilitative di tipo Neuromotorio

• Programma di riabilitazione motoria individuale Tale programma è realizzato in modo articolato e calibrato alle esigenze del paziente, utilizzando diversi trattamenti al fine di perseguire il massimo recupero motorio e funzionale. A tale scopo sono applicate metodiche volte al controllo del dolore, a contrastare le complicanze secondarie dell’immobilità o della rigidità, a stimolare la motilità attiva, la coordinazione motoria e la riprogrammazione posturale per il recupero dello schema corporeo.

Le attività previste riguardano:

o Tecniche di Rieducazione Neuromotoria: Trattamento a letto, controllo posturale, Esercizi di equilibrio, Trattamento Kabat-Bobath-Grimaldi-Perfetti; o Tecniche di mobilitazione articolare segmentaria: passiva (Fisioteck), assistita e attiva; o Tecniche di rieducazione funzionale: Standing, Esercizi di ortostatismo, Lettino di statica,

Cyclette; o Tecniche di rieducazione alla deambulazione: Parallele, Passaggi di carico, Cambi postura,

deambulatore ad appoggio ascellare (Girello) o manuale, Antibracchiale, Percorso ad ostacoli; o Rieducazione propriocettiva serve a ridare al soggetto la capacità di avvertire come le proprie

articolazioni sono poste in statica e dinamica; o Individuazione e selezione di eventuali AUSILI e addestramento all’uso.

• Programma di riabilitazione motoria di gruppo Tale programma è realizzato all’interno di gruppi costituiti da soggetti che presentano caratteristiche simili e per i quali sono indicate le stesse finalità riabilitative.

Le attività previste riguardano:

o Kinesiterapia di Gruppo è una particolare terapia manipolativa usata in fisioterapia che si prefigge la riabilitazione e la rieducazione funzionale di singoli muscoli o gruppi muscolari o dell’intero organismo. o Programma di Ginnastica dolce è un progetto di gruppo che persegue l'obiettivo del mantenimento delle abilità residue per i soggetti che non necessitano di particolari interventi riabilitativi.

• Posizionamento mano plegica durante il giorno

Ci sono delle piccole attenzioni, da seguire durante la giornata, che potrebbero rendere più produttiva la riabilitazione ed il recupero post ictus.

Particolare attenzione infatti andrebbe rivolta alla gestione della mano colpita da emiparesi.

In molti casi il paziente colpito da ictus presenta ipertono o spasticità al braccio e mano che tendenzialmente determina un atteggiamento di flessione del gomito, del polso e delle dita oltre alla chiusura della spalla che fa aderire il braccio al tronco.

La mano nella situazione appena descritta rimane per lungo tempo durante la giornata chiusa, appoggiata all’interno coscia o sostenuta dall’altra mano in grembo.

Bisogna considerare che, in questa situazione, la mano ed il cervello lungo tutta la giornata non sono sottoposti ad alcun stimolo utile al recupero della loro funzione, che è la presa e la manipolazione. Inoltre in questo modo la mano non viene tenuta sotto il controllo visivo, ed anche se il paziente in questo dato momento non è in grado di muoverla è opportuno che impari a posizionarla nel contesto delle azioni che il paziente compie durante la giornata.

Gli esercizi di Riabilitazione Neurocognitiva per il recupero della presa mettono il paziente emiplegico nella condizione di imparare a controllare il movimento della mano partendo dal controllo della spasticità.

Molti pazienti durante la giornata si “accudiscono” la mano ottenendone il rilassamento, gli esercizi offrono al paziente una esperienza utile in termini di percezione e consapevolezza, che conferiscono degli strumenti validi per poter avere la mano durante la giornata più “aperta” e “rilassata”.

Per agevolare questo processo è utile che il paziente insieme all’aiuto dei suoi familiari si impegni nel posizionare la mano plegica nel contesto delle azioni quotidiane che devono essere gradualmente “colonizzate” dalla sua partecipazione anche senza movimento visibile.

Attività Riabilitative di tipo Comportamentale

• La terapia comportamentale Gli interventi comportamentali si prefiggono di rafforzare comportamenti positivi (ad esempio l’incremento delle abilità sociali e delle abilità di cura personale), contrastando o limitando le reazioni ed i comportamenti negativi e disadattativi (ad esempio l’aggressività, il vagabondaggio o l’incontinenza).

L'approccio comportamentale poggia sui principi del condizionamento classico operante come il rinforzo e l’estinzione e prevede l'identificazione degli antecedenti di un comportamento disfunzionale cercando di modificarli, al fine di ottenere una reazione positiva o un comportamento corretto. Questa modalità di approccio può essere applicata anche nei pazienti dementi che presentano deficit cognitivi gravi.

• La Milieu Therapy (terapia contestuale) Tale terapia si propone di migliorare non tanto l'ambiente fisico quanto l'atmosfera sociale ed affettiva; l'obiettivo consiste nel modificare/modulare il contesto in cui vive il paziente in modo da renderlo compatibile con le sue capacità funzionali e, al tempo stesso, modificare le aspettative terapeutiche sia delle persone che si prendono cura dei pazienti che dei pazienti stessi (Coons, 1978; Szeikas, 1985; Ermini-Funfschilling and Meier, 1995).

• Tecniche di rilassamento Nell'ambito degli interventi cognitivo-comportamentali una delle tecniche più usate è quella del Rilassamento che trova spazio soprattutto nel controllo di sintomi quali l'insonnia, i disturbi fobici e la depressione. Le tecniche di rilassamento, in particolare la respirazione profonda ed il rilassamento muscolare progressivo, si pongono come un momento di sosta e riflessione, di concentrazione passiva, di ascolto interiore che consentono al soggetto di allentare la tensione e di essere successivamente pronto ad affrontare gli eventi.

• (Pet Therapy) - Terapia effettuata con l’ausilio di animali La presenza di un animale migliora da un punto di vista psicologico la vita dell’individuo, diminuendo la solitudine e la depressione, agendo da supporto sociale, dando un impulso alla cura di se stessi e diventando una fonte di attività quotidiane significative. È ampiamente dimostrato che la compagnia di un animale produca effetti benefici sul benessere degli anziani ed in particolar modo su quelli affetti da demenza. In particolare molti studi hanno evidenziato che la compagnia di un cane (sempre

in presenza del suo istruttore), riduce l’aggressività e l’agitazione negli stessi, così come migliora il comportamento relazionale dei malati. L’interazione con l’animale poi incoraggia l’interazione verbale e non verbale tra persona e animale, stimolando non solo la memoria del paziente (gli animali possono riportare ricordi del passato), ma anche il suo orientamento temporale (orario del pasto dell’animale o della passeggiata), nonché i suoi organi di senso stimolati dall’odore emesso dall’animale, dal colore e dalla sensazione tattile del suo pelo.

• Musicoterapia La musicoterapia può essere considerata la metodica riabilitativa che per eccellenza presenta evidenze empiriche nella demenza che ne attestano la sua efficacia. Presenta due aspetti fondamentali. Il primo si basa sulla grande influenza che la musica può avere sul tono dell’umore producendo un effetto rasserenante. Il secondo è il suo forte potere mnesico. Riascoltare un brano musicale, infatti, nei pazienti evoca con molta precisione un episodio della vita, ricostruendo le caratteristiche temporali e spaziali e riattivando lo stato d’animo che caratterizzava quella circostanza. L’impiego della musica inoltre, favorisce l’opportunità di espressione “non verbale” delle emozioni tramite il movimento, la danza, il suono di strumenti; stimola la comunicazione attraverso il canto di motivi familiari, migliora l’autostima e facilita il rilassamento alleviando lo stress.

Attività di Socializzazione, Ricreative e Spirituali

• Attività laboratoriali Numerose attività laboratoriali (esempi sono i laboratori di oggettistica e pittorico-espressivi) saranno al servizio dei pazienti per offrire loro occasioni in cui esprimere se stessi, realizzare attività manuali in maniera guidata e facilitata, stimolare la sfera della socializzazione, al fine di ridurre stati d’ansia e di tensione ed aumentare l’autostima.

• Ortoterapia Consiste nell’affidare al paziente la cura di una o più piante, con obiettivi non solo di tipo ricreativo, ma anche terapeutico, consentendo, ad esempio mediante la cadenza dei tempi di annaffiatura o potatura, di migliorarne il senso di orientamento. Prendersi cura di organismi vivi, da soli o in gruppo, stimola il senso di responsabilità e la socializzazione; combatte efficacemente il senso di isolamento e di inutilità e a livello fisico sollecita l'attività motoria, migliora il tono generale dell'organismo e contribuisce ad attenuare stress e ansia.

• Attività spirituali L’esperienza di molti studi insegna che può essere utile per un paziente con demenza partecipare a funzioni religiose. Per coloro che hanno avuto un importante ruolo nella vita della propria comunità, partecipare ad attività spirituali può rappresentare un modo per mantenere l’autostima ed il senso di appartenenza sociale, per affrontare lo stress della malattia e per favorire la comunicazione con gli altri, inoltre, le funzioni religiose possono aiutare a rievocare ricordi e tradizioni del passato e mantenere l’orientamento temporale, data la cadenza delle festività religiose nel corso dell’anno. E’ ovvio che tali attività devono essere gradite al malato e consone al suo vissuto ed alle sue attuali condizioni.

• Attività di socializzazione Si basa sul presupposto che, creando momenti di socializzazione sia fra gli stessi ospiti che attraverso scambi con l’esterno (giovani, scuole, associazioni, etc…) possa essere favorito un clima sereno e propositivo, tale da stimolare ulteriormente la memoria. L’attività per eccellenza che viene effettuata consiste nell’ascolto e rievocazione di episodi di vita vissuta.

• Cineforum La visione dei film consente di lavorare sia sul versante emotivo che su quello cognitivo, favorendo la stimolazione della memoria recente e remota, inoltre, si presta come ottimo elemento di aggregazione sociale e di scambio intergenerazionale.

• Gite Programmazione di uscite programmate per favorire il recupero del rapporto con il territorio e la socializzazione.

2. AUSILI

Gli ausili per la vita quotidiana che restituiscono autonomia alla persona anziana o con disabilità: Piccoli ma validi aiuti consentono alla persona con problematiche a FARE una vita indipendente e in piena autonomia.

Piccoli ma validi aiuti in cucina, in bagno, nel tempo libero consentono alla persona con problematiche a FARE una vita indipendente e in piena autonomia.

Convivere la propria condizione di disabilità (sia essa temporanea, congenita o acquisita) significa dover mettere in atto strategie per poter fare tutto e vivere serenamente: essere autonomi nello svolgimento delle normali azioni della vita quotidiana è l’obiettivo al quale puntare.

Ci aiuta a fare una carrellata su questi ausili d’aiuto nella vita quotidiana Allmobility, azienda che si occupa di commercializzare strumenti per l’autonomia, che propone la più completa gamma in Italia (circa 100 proposte) di prodotti per l’autonomia domestica disponibili presso i rivenditori di zona o negozi di vendita on line.

• PER VESTIRSI

Quando si fa fatica a piegarsi, ma anche a muovere le gambe o controllare le dita, azioni come calzare e legare una scarpa o indossare una calza possono risultare problematiche. In questi casi si può ricorrere ad ausili come l’indossa scarpe con manico lungo per non doverci chinare, e l’infila calze che permette di indossare calze da uomo o donna stando seduti, spingendo un calzino infilato su supporto adeguato la fatto scivolare verso l’alto.

Se non riusciamo a legarci le scarpe si può ricorrere a dei lacci elastici, che consentono di mettere e togliere la scarpa senza doverli slegare ogni volta. Sempre per superare difficoltà nel controllo delle dita, si può ricorrere a infila bottoni che aiutano a far passare il bottone nell’asola, oltre a aiutare a aprire e chiudere zip, grazie all’uncino che si trova alla loro estremità.

• PER MANGIARE E CUCINARE

In cucina sono numerosi gli utensili che ci aiutano sia a mangiare che a cucinare. Si va dal tagliere multiuso e dalla pinza prensile e chiudibile per afferrare oggetti, alle serie di posate orientabili a destro o sinistra con impugnatura morbida e spessa, con possibilità di aggiunta di un cinturino che la assicura alla mano, indicato in casi di patologie che comportano tremori, come l’Alzheimer.

Aiutano a mangiare con una mano sola i piatti con base antiscivolo e bordo rialzatoche facilita la raccolta del cibo sulla posata. In alternativa, è disponibile anche il solo bordo rialzato da applicare ai piatti di uso quotidiano.

Per mantenere i cibi caldi quando l’operazione del mangiare diventa lunga per difficoltà varie (dalla disfagia a problematiche agli arti), si può ricorrere al “piatto pasto caldo” che, dotato di una riserva da riempirsi di acqua calda, mantenete la temperatura degli alimenti.

• IN BAGNO

Per essere autonomi in bagno è possibile ricorrere ad ausili piccoli ma decisamente utili, come la spugna (con relativo portasapone) e la spazzola col manico allungato, che permettono di lavarsi e pettinarsi anche se si hanno problemi di schiena o di mobilità agli arti. Disponibile anche una particolare pinza che aiuta nell’afferrare la carta igienica.

• PER IL TEMPO LIBERO

Se potare le rose, rastrellare il giardino o fare una partita a briscola diventano complicati perché fatichiamo ad afferrare cesoie e carte da gioco, possiamo ricorrere ad appositi aiuti.

Per impugnare meglio posate -ma anche penne o altri oggetti - si può ricorrere a spessori (disponibili in varie misure).

Questa breve carrellata ci mostra come piccoli ausili possano rivelarsi efficaci alleati per non perdere la nostra autonomia e continuare a fare ciò che pensavamo ci fosse precluso.

3. PROGETTI

• Stanza multisensoriale;

• Realtà virtuale;

• Bambole terapeutiche;

• Software per la coordinazione oculo – manuale, spazio – temporale e memory;

• Pannelli di Terapia Occupazionale sulle autonomie.

Stanza multisensoriale

La Stanza si basa sull’approccio Snoezelen (esplorare-rilassare), un’approccio mirato alla ricerca di un contatto con il mondo interno della persona attraverso la stimolazione dei sensi, atto a migliorare il benessere.

L’Utente verrà guidato dal Terapista nei giusti tempi ad esplorare, confrontarsi con varie esperienze, evitando situazioni caotiche, riappropriandosi in qualche modo, spesso inconsapevole, delle proprie funzioni sensoriali. È oggi diventata sinonimo di “Stimolazione Multisensoriale Controllata” utilizzata per persone con gravi disabilità intellettive che vengono esposte ad un’ambiente calmante e stimolante.

La Snoezelen Room è una camera accogliente, composta di luci, colori, aromi, suoni, oggetti e immagini, all’interno della quale la persona viene accompagnata dal Terapista che la guiderà all’utilizzo dell’ambiente. Uno spazio pieno di stimoli e di scelte per la persona.

In generale la Snoezelen Room viene utilizzata come “zona neutra” adatta ad ogni età e ad ogni condizione psico-fisica, in cui possono stabilirsi relazioni positive, ottenendo miglioramenti nell’area della motivazione, della concentrazione e coordinazione. Utilizzata inoltre la comunicazione non verbale, per indurre uno stato di rilassamento attraverso stimoli multisensoriali.

Principi sui quali si basa l’approccio

1. Stimolazione visiva, uditiva, tattile e olfattiva;

2. Le necessità del paziente vengono messe in primo piano, incoraggiando a sperimentare gli stimoli che hanno a disposizione;

3. Gli stimoli utilizzati non sono obbligatoriamente sequenziali o strutturati, ma possono essere sperimentati singolarmente, richiedendo poche abilità.

Riabilitazione mediante l'utilizzo di sistemi immersi di Realtà Virtuale

La Realtà Virtuale, e in particolare la Telepresenza Immersiva Virtuale (TIV), offre un approccio innovativo per supportare il recupero funzionale delle abilità nei pazienti affetti da disturbi cognitivi nelle fasi iniziali, disturbi motori quali ictus o malattia di Parkinson, disturbi psicologici come ansia, fobie o stress.

Questa metodica consiste nell’esecuzione di programmi virtuali finalizzati a promuovere l’esercizio delle funzioni compromesse al fine di gestire, superare, ridurre o compensare i deficit. I programmi di riabilitazione TIV si basano sull’esecuzione di attività con livelli di difficoltà graduabili all’interno di un dispositivo immersivo (CAVE) che simula in modo estremamente realistico e interattivo situazioni e contesti di vita quotidiana.

COME SI SVOLGE LA RIABILITAZIONE Il trattamento riabilitativo mediante realtà virtuale consiste in sedute individuali di circa 45-60 minuti ciascuna, condotte da un terapista occupazionale o da un fisioterapista o da uno psicologo durante le quali il paziente, insieme al terapeuta, si muove e svolge semplici compiti e attività della vita quotidiana.

Nel CAVE vengono riprodotti su tre schermi e sul pavimento ambienti domestici ed esterni generati dal computer e con i quali il paziente può interagire utilizzando un joystick. Il paziente indossa dei particolari occhiali simili a quelli utilizzati per la visione tridimensionale (3D) al cinema o alla televisione e gli vengono inoltre applicati sensori di posizione che rilevano i suoi movimenti per trasmetterli al computer.

Tale approccio consente al paziente di sperimentarsi con successo negli esercizi e sviluppare gradi crescenti di autonomia, ulteriormente supportati dalla costante supervisione del terapeuta.La metodica utilizzata dai nostri terapeuti ha riscontri nella letteratura scientifica internazionale e si avvale di esperti di chiara fama nel campo.

PER QUALI SCOPI VIENE APPLICATA Il CAVE è utilizzato nell’ambito di un progetto riabilitativo individuale. Lo scopo è quello di migliorare le capacità motorie e/o cognitive e lo svolgimento delle attività della vita quotidiana. Il trattamento permette la riabilitazione di molteplici domini cognitivi e motori ed è personalizzato sulla base delle specifiche caratteristiche di ogni paziente.

VANTAGGI RISPETTO ALLE TECNICHE TRADIZIONALI DI RIABILITAZIONE I principali vantaggi della riabilitazione TIV rispetto alle tecniche tradizionali sono:

• la possibilità di situare l’esercizio riabilitativo in un ambiente che riproduce le caratteristiche degli ambienti di vita;

• la stimolazione multisensoriale;

• l’opportunità di adattare la difficoltà degli esercizi in modo dinamico rispetto alle abilità acquisite dal paziente;

• il monitoraggio sistematico degli indicatori di performance durante l’esercizio riabilitativo.

Le bambole terapeutiche: La terapia della bambola va considerata una cura centrata sulla persona che consente di sostenere il rispetto di alcuni principi morali fondamentali nella cura dell’anziano.

Uno dei problemi maggiori nella cura delle condizioni degenerative che tendono a colpire molte persone anziane è la necessità di controllare alcuni comportamenti rischiosi per un paziente o per chi vive accanto ad esso.

Insieme a tale bisogno si osserva sempre più spesso la scelta di ricorrere ad utili terapie di supporto volte a ridurre il ricorso costante a massicce dosi di farmaci che possono risultare dannose e che possono determinare una bassa o inesistente qualità della vita, paragonabile talvolta ad una pura sopravvivenza in uno stato vegetativo.

La terapia farmacologica infatti, pur essendo necessaria, determina molti effetti collaterali che in alcuni casi appesantiscono una condizione fisica generale già difficile o compromessa da altre patologie organiche.

Per tali ragioni occorre perfezionare delle strategie che aiutino a ridurre il ricorso continuo a crescenti sedazioni e che possano contestualmente stimolare le abilità affettive e cognitive residue che rappresentano i pilastri che sostengono il controllo dei comportamenti patologici tipici degli stati di demenza senile.

La "terapia della bambola" è un metodo che si è rivelato particolarmente utile per il raggiungimento di questo scopo e che si colloca, per tale motivo, tra le terapie complementari che si dimostrano più utili per la stabilizzazione dei dosaggi farmacologici in presenza di patologie della terza età con sintomatologia affettivo-comportamentale.

La terapia che adotta l'uso delle bambole, chiamata anche "Doll Therapy" o “Empathy Doll” ha origine con il contributo della terapeuta Britt-Marie Egedius-Jakobsson in Svezia, in un paese specializzato nella produzione di questi oggetti da gioco o da abbellimento domestico. Essa consiste nel ricorso all'oggetto bambola, che riveste gradualmente un significato simbolico in grado di aiutare a migliorare il benessere delle persone con problematiche che compaiono generalmente in età avanzata, quali le demenze senili, come l'Alzheimer ed alcune patologie psichiatriche gravi caratterizzate da disturbi del comportamento.

Le sue azioni possono realizzarsi sia a livello preventivo che di cura, attraverso il supporto alla salute che può derivare da alcuni benefici dell’intervento organizzato sistematicamente e professionalmente, quali:

• la modulazione di stati d’ansia e di agitazione e delle loro manifestazioni sintomatiche come aggressività, insonnia, apatia o wandering;

• la conseguente possibilità di ridurre sensibilmente il ricorso ai sedativi;

• la riduzione di condizioni di apatia e depressione caratterizzata da disinteresse ed inattività totale;

• la capacità di rispondere ai bisogni emotivi-affettivi che, malgrado il deterioramento cognitivo, rimangono presenti ma non sono più soddisfatti come in età precedenti;

• la possibilità di ostacolare il deterioramento di alcuni abilità cognitive e di sostenere l'utilizzo di prassi motorie che fungono da stimolo delle abilità residue.

A partire dall'osservazione delle potenzialità di questa terapia, essa può essere considerata un metodo integrativo, piuttosto che alternativo, ma anche uno strumento di riabilitazione in grado di aiutare a ridurre e compensare le compromissioni funzionali degenerative.

Il ricorso ad una bambola, in persone in cui le capacità di memoria, logiche e verbali si sono ridotte e che a causa di una patologia non riescono più ad intrattenere relazioni stabili ed equilibrate, consente di attivare delle modalità di relazione pre-verbali e non verbali che permettono di canalizzare le energie mentali su un'attività che riveste al contempo un ruolo di distrazione ed uno, ancora più importante, di stimolo rappresentando un contesto per manifestare emozioni e pensieri che altrimenti tenderebbero ad affollare in modo confuso il mondo interno del paziente.

La Doll Therapy, perciò, riesce a dirigere l'attenzione di una persona affetta da demenza o da patologie con compromissioni simili verso un compito semplice, come quello di accudimento di una

bambola, evitando la congestione del pensiero dovuta alla concentrazione su idee e stati affettivi che, non avendo un filo di unione, generano stati di confusione e di disagio che vengono manifestati spesso con disordini del comportamento.

Questo approccio di cura, inoltre, consente di creare un contesto per rispondere ad alcuni bisogni universali privi di limiti di età, quali quello di sentirsi utili e capaci di svolgere ancora delle attività quotidiane, di dare affetto e di prendersi cura di qualcuno, ma anche di esprimere emozioni primordiali e naturali.

La possibilità di riconoscere la bambola per quello che è realmente è presente solo in alcuni casi; in altri è possibile che il deterioramento cognitivo non consenta il rapporto consapevole con l’oggetto reale. In entrambe le condizioni, tuttavia, il rapporto importante a livello terapeutico è quello che viene a determinarsi con un oggetto immaginario che diviene simbolico grazie al processo attraverso cui la bambola viene investita con i propri ricordi e con le emozioni fissate nella memoria remota e che attraverso l’oggetto simbolico possono essere attualizzate ed esternalizzate.

Infine, tra i benefici che si osservano una volta avviato un rapporto con la bambola, vi sono anche le sollecitazioni quotidiane della memoria procedurale che viene chiamata in causa nell’esecuzione di alcuni gesti di cura come la vestizione, il cambio di abiti o ancora attraverso le azioni del cullare o dell’alimentare.

Il ruolo simbolico attribuito alla bambola e l’affettività proiettata su di essa sono evidenziate dall’agitazione emotiva che subentra quando si allontana la bambola o la si sostituisce con un oggetto con caratteristiche rievocative diverse, come ad esempio una scatola.

La terapia della bambola va considerata una cura centrata sulla persona che consente di sostenere il rispetto di alcuni principi morali fondamentali nella cura dell’anziano.

Per maggiori informazioni consultare il sito:

https://www.simonefiscarelli.com

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