L'importanza dell'autonomia nell'alimentazione dell'anziano.
Da uno studio in cui vennero arruolati 4500 pazienti dei quali furono archiviati tutti i dati relativi a indicatori clinici, si notò che la non autonomia nell'alimentazione rappresentava un significativo fattore di rischio per la mortalità.
Se ne conclude dunque, come l’Autonomia nell’Alimentazione rappresenti un fattore prognostico favorevole nei confronti dei pazienti geriatrici, specie di quelli fragili e dementi e di come, risultando tale funzione un fattore di rischio (in parte) modificabile, bisogna non solo condividere tale conclusione ma lavorare al fine di ridurre quella percentuale di pazienti assistiti come dipendenti nell’alimentazione (e quindi imboccati) ma che invece possono ancora essere, almeno parzialmente, autonomi. Sembrerà banale, ma la semplice riduzione di 1 punto allo specifico item della scala ADL permetterebbe di ridurre del 50% la mortalità.
Come fare operativamente? Tutti i manuali per Infermieri, Operatori Sanitari e Assistenziali che si occupano di anziani con demenza senile, nonché quelli rivolti a familiari e caregivers, le linee guida Nazionali e le D.G.R. Regionali in ambito sanitario e, in generale, la Letteratura scientifica, sottolineano i seguenti punti:
Nella fase iniziale della malattia è necessario consentire al paziente il massimo grado di autonomia, in quanto in questa fase di malattia il paziente conserva ancora delle abilità (anche manuali) che è in grado di usare e che deve poterlo continuare a fare, anche e soprattutto nel caso dell’alimentazione.
Nella fase intermedia di malattia, relativamente all’alimentazione, è importante essere presenti durante i pasti ma anche consentire che il paziente si alimenti in modo autonomo fino a quando possibile, valutando il sufficiente apporto idrico.
E’ preferibile far utilizzare il solo cucchiaio, mostrando come fare per utilizzarlo nei casi di difficoltà, ma per permettere al paziente di mangiare liberamente e autonomamente è possibile usare tovaglie di plastica, grembiule, posate con manici grossi, scodelle al posto di piatti fondi, bicchieri di plastica dura, tazze con beccuccio e manico. Con il cibo adatto può usare anche le mani.
Nelle fasi avanzate di malattia, allorquando il paziente è dipendente in tutti gli atti di vita quotidiana, si può ricorrere anche ad alcuni spuntini durante il giorno, consumabili anche con il semplice ricorso all’uso (autonomo) delle mani.
In generale, inoltre, visto che uno degli obiettivi principali della cura è quello di mantenere il più a lungo possibile le autonomie residue, quel che è importante per i Pazienti, non è il rispetto del galateo a tavola ma l’indipendenza: anche se il malato mangia con le mani o si sporca facilmente, non importa. Meglio che si sporchi un po’, che mangi con le mani o che ci metta del tempo in più rispetto a quanto ci metterebbe se lo aiutassimo, piuttosto che perdere del tutto la capacità di alimentarsi autonomamente.
La perdita dell’autonomia alimentare rappresenta uno dei principali fattori di rischio (modificabile) della malnutrizione per i pazienti ospedalizzati o inseriti in RSA e per la prevenzione della malnutrizione occorre, oltre che effettuare una valutazione funzionale e fornire un’alimentazione che contenga giuste proporzioni di elementi essenziali, stimolare il più possibile l’autonomia.
Gli interventi di sostegno durante il pasto vanno attuati solo se realmente indispensabili; fino a quando è in grado di farlo, bisogna dare al paziente la possibilità di alimentarsi da solo!
FONTE:http://www.medicalive.it
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